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D'accordo con Gianluca e Fausto

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Pur ringraziando Alberto Bisin (e comprendendo la scarsità di tempo) anche secondo me il tema richiederebbe un'analisi più approfondita. Scusandomi in anticipo per eventuali strafalcioni (non sono un economista, cerco solo di capire), faccio notare che:

 

Bagnai non è ascrivibile in alcun modo a chi sostiene la "favola della moneta filosofale", non sostiene che uscire dall'Euro (o più in generale "giocare con i cambi") sia la soluzione di tutti i mali ma, cosa diversa, che l'uscita dall'Euro (che come è stato fatto notare non è equivalente a uscire dall'unione economica) sia precondizione per poter affrontare gli altri problemi. Condizione necessaria, non sufficiente.

Prima di affrontare il problema dell'uscita dall'Euro sarebbe secondo me di grande interesse affrontare anche il problema del processo e del significato dell'entrata nell'Euro. Come è stato fatto notare in questo caso l'analisi di Bagnai è del tutto ortodossa (oltre che sostenuta, da tempo, da nomi di fama internazionale). A mio modo di vedere lì si nasconde un problema politico enorme: da parte di politica e informazione si è fatta passare una decisione di fatto molto discutibile e rischiosa sopra la testa degli elettori spacciandola come una facile passeggiata verso un futuro che non poteva essere che radioso. 

C'è poi un altro problema: chi paga? Lasciamo perdere l'Italia che forse è un caso particolare e prendiamo la Spagna. Come si sa prima della crisi aveva conti pubblici che la Germania (e il resto dell'Europa) poteva invidiare, sistema lavorativo con "flexisecurity", forti investimenti in educazione, ricerca e nuove tecnologie, magari sono meno produttivi semplicemente perché "meno bravi" ma per il resto hanno fatto quello che hanno potuto... Sulla base di questo e dei forti tassi di crescita prima tutti a prestare i soldi alla virtuosa Spagna (inteso come sistema bancario privato spagnolo, che lo stato non ne aveva bisogno...), ora tutti a chiedere austerità ai cittadini spagnoli perché il debito (prima privato, ora diventato pubblico sia per improvviso crollo delle entrate fiscali che per salvataggio banche) venga ripagato. A mio modo di vedere manca il passaggio per cui se hai investito male perdi i soldi o che se il tuo paese subisce uno shock a causa di capitali privati male impiegati deve essere in qualche modo sostenuto (o quantomeno un meccanismo di prevenzione di questa possiblità). Che ne sarà ora della (ex?) virtuosa Slovenia?

Riguardo alla produttività Bagnai qui sostiene che, perlomeno nel caso italiano, non è possibile asserire una causazione aumento produttività -> aumento esportazioni, casomai il contrario. Ha una sua logica: per investire in innovazione ecc. servono soldi e i soldi si fanno, anche, con le esportazioni. 

Sarà pure vero in effetti che i prodotti tedeschi sono sempre migliori (o comunque migliori rispetto al prezzo) e che con le loro virtù conquistano il mondo, tuttavia perché invece di esportare principalmente verso l'Europa (e guardacaso soprattutto verso i PIIGS) non esportano di più verso la Cina o le altre parti del mondo "da conquistare"?  (vd. http://goofynomics.blogspot.fr/2012/02/la-locomotiva-deuropa-e-le-locomotive.html)

Qui invece si fa notare che la produttività tedesca ha diminuito la crescita DOPO (a seguito delle?) le famose riforme del lavoro. Ma non era grazie a queste mitiche riforme che la Germania era più competitiva?

Riguardo ai "500 miliardi risparmiati" mi sembra molto convincente la serie di ragionamenti fatti da Gustavo Piga qui.

Per ultimo il disastro nazionale (e secondo molti europeo e mondiale) che sarebbe causato dall'uscita dell'Italia dall'Euro. Vi assicuro che io sono assolutamente propenso a darvi fiducia e di darla anche a Mario Seminerio (Nostraphastidius) che pur condividendo la diagnosi di Bagnai - così mi sembra - non condivide affatto la terapia di uscita dall'euro. Tuttavia finora non ho visto due numeri in croce che mi facciano capire l'entità del disastro che arriverebbe mentre ho più di qualche numero (da parte del buon Bagnai) sull'uscita dallo SME del '92 che non ha causato nessuno dei disastri paventati e permesso una ripresa piuttosto rapida.

 



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